L’annegamento rappresenta l’evento più tragico che può verificarsi all’interno di un ambiente acquatico. Quando capita durante la frequentazione di un a piscina o di uno stabilimento balneare, assistiamo al “fallimento” dell’attività di prevenzione (di soccorso e di salvataggio).
OGNUNO DEVE FARE LA SUA PARTE
Per prevenire un annegamento, è necessario che tutti facciano la propria parte, i frequentatori, i proprietari/responsabili degli impianti natatori e degli stabilimenti balneari in concessione, gli addetti al controllo e alla sicurezza (assistenti bagnanti e preposti)… tutti! Un decesso al mare o in piscina, trova sempre una logica spiegazione nell’attività umana svolta in quel contesto e in quel preciso momento. Escludendo i tristi casi in cui alcuni individui scelgono l’annegamento come mezzo per il suicidio, le statistiche evidenziano sempre una corresponsabilità alla base di questo tragico evento.
OGNI ANNO IN ITALIA:
- circa 400 morti a causa di annegamento;
- 800 ospedalizzazioni per annegamento come conseguenza di pre-annegamento o annegamento;
- circa 60mila salvataggi sulle spiagge (e considerando tutti gli altri ambienti acquatici, gli interventi di prevenzione effettuati dagli assistenti bagnanti, salgono a circa 600mila).
⇒ Sono dati diffusi dall’Istituto Superiore di Sanità, contenuti nel “Rapporto dell’Osservatorio per lo Sviluppo di una strategia nazionale di prevenzione degli annegamenti e degli incidenti in acque di balneazione” (che incidono anche dal punto di vista economico ed operativo sulla gestione del sistema sanitario nazionale).
Per fare prevenzione o intervenire durante un annegamento è importante capire come si verifica e quali sono le fasi che lo caratterizzano.
LE 3 FASI DI UN ANNEGAMENTO
Proverò a spiegare in modo sintetico e semplice ciò che avviene nel corpo di una persona durante le fasi di un annegamento. Si tratta di una forma di asfissia provocata da un elemento esterno liquido (generalmente acqua salata, dolce o clorata) che entra attraverso le vie aeree superiori e invade i polmoni. L’annegamento è sempre preceduto dal cosiddetto PRE-ANNEGAMENTO, una fase caratterizzata da: ⇒ sottovalutazione del pericolo ⇒ disorientamento ⇒ stato di difficoltà ⇒ panico e sommersione.
FASE 1: Laringospasmo – la prolungata sommersione (= testa sott’acqua), induce un individuo cosciente a chiudere volontariamente la glottide (al fine di proteggere le vie aeree ed evitare di aspirare il liquido). Lo stesso contatto delle vie respiratorie con acqua fredda potrebbe determinare un transitorio spasmo involontario della laringe capace di evitare l’ingresso di acqua (o liquidi) nei polmoni. ATTENZIONE PERÒ – Se un soggetto si trova immerso nell’acqua del mare o di una piscina privo di coscienza, in pochi secondi i polmoni saranno inondati di acqua penetrata attraverso la bocca e le vie aeree.
FASE 2: Inondazione bronco-alveolare – l’arresto respiratorio e la mancanza d’aria (ipossia), stimolano i centri nervosi proprio per favorire la ripresa della respirazione. È proprio in questa fase che l’apertura della glottide con la speranza di ricevere aria, causa l’ingresso di notevoli quantità d’acqua nei polmoni con una serie di conseguenze molto pericolose (assenza di scambi gassosi, alterazione degli elementi che regolano il funzionamento dei polmoni).
FASE 3: Arresto cardiocircolatorio – gli squilibri elettrolitici (livelli alterati di sodio, potassio e magnesio) ed emodinamici (incapacità del cuore di svolgere correttamente la sua funzione), derivanti dalla mancanza d’aria, provocano alterazioni del ritmo cardiaco fino al suo arresto. Oltre a tutti i rischi derivanti da un prolungato arresto cardio-respiratorio, in questa situazione è possibile l’ingresso di batteri patogeni nel tessuto cerebrale che possono provocare ascessi molto persistenti (oltre a necrosi ed ischemie intestinali).
LE CAUSE PIÙ COMUNI DI UN ANNEGAMENTO
Generalmente, un annegamento è il simbolo di un concorso di colpa (diviso in percentuali diverse), fra le figure impegnate nella gestione di un ambiente acquatico e incaricate della tutela della salute e della sicurezza al suo interno. Altre volte sono la conseguenza di comportamenti imprudenti di alcuni bagnanti.
3 ASPETTI A CUI PRESTARE MOLTA ATTENZIONE
1. Aspetti puniti dalla Legge quando:
- la piscina non rispetta dal punto di vista strutturale le vigenti norme di sicurezza ⇒ Approfondimenti;
- gli impianti per il riciclo, la depurazione e la disinfezione delle acque di balneazione della piscina non sono revisionati, efficienti ed utilizzati secondo le leggi vigenti in materia ⇒ Approfondimenti;
- lo stabilimento balneare non posiziona gli indicatori di sicurezza in mare (boe, gavitelli, corsie…) al fine di favorire una balneazione sicura nonostante lo svolgimento delle attività nautiche da diporto o a vela;
- mancata esposizione di regolamenti, indicazioni e norme di sicurezza relative all’ambiente acquatico (ordinanze di sicurezza balneare, nazionali, regionali e comunali);
- assenza di personale competente destinato ad azioni di prevenzione, controllo, salvataggio e manutenzione (assistenti bagnanti, addetti alla sicurezza, manutentori…);
- assenza di presidi medici/sanitari, di dotazioni per la sicurezza o di mezzi per il salvataggio omologati ed efficienti;
2. Aspetti trascurati dagli imprenditori del turismo e dai lavoratori:
- l’assistente bagnanti (o la squadra di assistenti bagnanti) non è competente o viene incaricato di svolgere altre mansioni;
- il numero degli addetti alla prevenzione, al soccorso e al salvataggio non è adeguato alle dimensioni o al numero dei frequentatori dell’ambiente acquatico;
- gli addetti alla manutenzione degli impianti delle piscine trascurano/omettono di controllare costantemente e con attenzione il loro funzionamento (effettuando pericolose operazioni anche durante la balneazione: uso di prodotti chimici in quantità superiori alla media o apertura delle valvole di aspirazione per particolari esigenze di riciclo dell’acqua);
- gli assistenti bagnanti non prestano attenzione al ripristino immediato di eventuali dotazioni in mare che, oltre ad essere obbligatorie, rappresentano una sicurezza per la balneazione (mancanza di boe, gavitelli e segnalazioni di pericolo);
- l’imprenditore che offre servizi in cui è compresa la balneazione non evidenzia correttamente i pericoli dell’ambiente acquatico, non investe su moderni ed efficienti mezzi per il soccorso e non dedica risorse alla formazione e al controllo degli assistenti bagnanti.
3. Aspetti soggettivi – Comportamenti assunti dai frequentatori di piscine e stabilimenti balneari:
- scarsa attenzione all’attività in spiaggia e in piscina dei bambini, soprattutto in situazioni di grande affollamento o con condizioni meteo-marine avverse.
- superficialità e approssimazione di assistenza bagnanti, animatori turistici, staff nautici, manutentori e addetti al controllo e alla sicurezza di strutture, mezzi e attrezzature. Talvolta operano senza rispettare le leggi, le procedure operative o i regolamenti della struttura in cui prestano servizio.
- scarsa considerazione per le indicazioni di sicurezza offerte dagli assistenti bagnanti in riferimento alle possibilità di balneazione in determinanti momenti (condizioni meteo-marine che non consentono una sicura balneazione);
- sopravvalutazione delle personali capacità fisiche e natatorie che spingono alcuni individui a rischiare anche in presenza di condizioni meteo-marine avverse (o meteorologiche per le piscine);
- disinteresse per le indicazioni di prevenzione e sicurezza contenute nella cartellonistica di sicurezza, nelle ordinanze di sicurezza balneare e in tutti i documenti (consultabili da chiunque in ogni momento) in cui sono presenti le norme di prevenzione da applicare.
Tutelare la vita umana è sempre un obiettivo primario. Abituare le persone a prevenire incidenti potrà aiutare tutti coloro che, a vario titolo, operano all’interno degli ambienti acquatici. Ridurre quel pesante e triste numero di annegamenti che si verifica ogni anno nel nostro Paese, è un obiettivo alla nostra portata!