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L’ANDRAGOGIA e l’educazione degli adulti

Quando si parla di educazione e apprendimento, chissà perché si pensa sempre a giovani e bambini. Come se le persone, superata una certa età, non avessero più bisogno di educazione, insegnamenti o consigli su come gestire le proprie attività e, soprattutto, il loro apprendimento.

UN ADULTO NON DOVREBBE MAI SMETTERE DI: 

  1. dedicare del tempo alla propria formazione (apprendere, imparare, conoscere, studiare, qualificarsi…);
  2. trasmettere conoscenze ed insegnamenti ai più giovani sulla base di valori etici;
  3. dedicarsi il più possibile ad una comunicazione efficace e al passo con i tempi (e non per questo veicolata esclusivamente attraverso i moderni mezzi elettronici a disposizione).

Anche solo attraverso queste tre azioni, un adulto può evitare d’interrompere il processo di crescita personale che, grazie all’apprendimento continuo, può andare avanti fino all’ultimo dei suoi giorni. Durante ogni stadio della sua vita, sarà una persona competente, aggiornata e capace di relazionarsi con tutti (bambini, ragazzi, coetanei ed anziani), senza difficoltà e nel modo più giusto.

⇒ Dal 1981, l’ANDRAGOGIA diventa ufficialmente il riferimento teorico per l’educazione degli adulti. Nasce proprio dall’analisi dei processi di apprendimento tipici dell’adulto e offre metodi ed indicazioni utili per i percorsi di crescita tipici di questa fascia di età.

DIFFERENZE FRA PEDAGOGIA E ANDRAGOGIA

La PEDAGOGIA è caratterizzata da un rapporto di dipendenza del giovane/bambino nei confronti del  docente/insegnante (il quale detiene tutto il sapere e stabilisce metodi, contenuti, tempi e, alla fine del percorso pedagogico, rilascia valutazioni sull’apprendimento).

L’ ANDRAGOGIA, invece, vede l’adulto al centro del processo educativo, sviluppato in sinergia col proprio docente. L’adulto che deciderà d’intraprendere un percorso di crescita personale, contribuirà in modo attivo alla definizione dei suoi bisogni formativi, dei metodi, dei tempi e anche degli obiettivi. Sarà lui stesso a valutarsi al termine.

Proprio a causa di queste sostanziali differenze, l’educazione rivolta agli adulti evidenzia aspetti molto complessi, soprattutto nella fase iniziale.

ALCUNI IMPORTANTI ASPETTI DELL’ ANDRAGOGIA DA NON SOTTOVALUTARE

Un adulto, di fronte ad un eventuale percorso educativo, tende ad effettuare subito una valutazione costo/beneficio per provare ad individuare i vantaggi che ne deriveranno o le eventuali conseguenze negative del mancato apprendimento. Un buon formatore dovrà stimolare l’esigenza di sapere e di volersi migliorare, attraverso metodi (simulazioni, test, questionari…) che mettono in evidenza il divario esistente fra la condizione di partenza (il momento in cui si decide di prendere parte ad un percorso formativo assistito) e quella a cui aspira (l’obiettivo), sempre senza mai farlo sentire giudicato.

 Il passaggio dall’età giovanile a quella adulta coincide con una diversa considerazione di se stessi e dello stare al mondo. È il momento in cui avviene il passaggio da una condizione caratterizzata dalla dipendenza dagli adulti (genitori, familiari, tutor…) a quella di indipendenza e autonomia. Per questo difficilmente accetterà di essere trattato ancora come un bambino. Per catturare la sua attenzione e motivarlo, sarà necessario consentirgli di avere una certa autonomia. In altre parole, è importante offrire strumenti che possano stimolarlo a decidere da solo quali strade percorrere per raggiungere i suoi obiettivi (il docente/formatore dovrà proporre, lasciar scegliere e affiancarlo nel percorso per facilitare apprendimento e crescita). 

L’esperienza è l’elemento che caratterizza un adulto , è un elemento distintivo che si riferisce alla qualità e alla quantità di azioni svolte in relazione ad una specifica attività. Siamo abituati a considerarla una caratteristica positiva, tuttavia in alcuni casi, può rivelarsi un limite, un impedimento, un condizionamento. In ognuno di noi, le esperienze maturate si trasformano in quelle che vengono definite “mappe mentali”. Esse sono composte, generalmente, da comportamenti abitudinari, pregiudizi e atteggiamenti che conosciamo talmente bene da trasformarli nell’unica realtà che riusciamo a concepire, oltre la quale, tutto ci appare superfluo, sbagliato, poco interessante e non meritevole di approfondimento. Questa forma mentis che rappresenta una comfort zone per l’adulto, è uno dei principali limiti all’apprendimento. Tuttavia se restare sempre nella propria comfort zone genera effetti negativi, è importante sapere che intorno ad essa c’è sempre una zona di crescita alla portata di ognuno. Il ruolo del formatore è proprio quello di riuscire a far accettare punti di vista alternativi a persone che tendono a far ruotare ogni cosa intorno a quelle conoscenze consolidate (spesso obsolete). Occorre indirizzare l’apprendimento verso nuove esperienze funzionali alla sua crescita.

Ogni essere umano è condizionato dalla sua motivazione (o dalla sua assenza). Tutte le energie che impieghiamo durante le attività finalizzate al raggiungimento di un obiettivo, dipendono da essa. Le motivazioni possono essere:

  1. esterne (premi, punizioni, promozioni, rimproveri…)
  2. interne (sfida, motivazione, soddisfazione, divertimento, senso di realizzazione…).

L’aspetto motivazionale condiziona molto il percorso formativo di un adulto. Spesso incidono aspetti come: la scarsa o negativa considerazione di se, la mancanza di tempo, di risorse economiche… che si possono aggirare se l’adulto entra in sintonia col suo docente e, soprattutto, quando quest’ultimo mette in campo metodi capaci di aggirare gli eventuali impedimenti al suo percorso di crescita personale.

 

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