Valorizzare una persona è ben diverso dal valorizzare un obiettivo. Certo, gli obiettivi si realizzano ANCHE attraverso le persone ma stiamo parlando di due cose sostanzialmente diverse.
Di fronte alla grande difficoltà di reperire personale, molte aziende ricorrono a strategie comunicative molto accattivanti e persuasive, ad annunci che mettono in risalto la volontà di prestare attenzione all’aspetto umano dei lavoratori con frasi come: 
- valorizzazione delle risorse umane
- autenticità delle relazioni
- connessione e ascolto
- inclusione e partecipazione…
Tuttavia di fronte ad infiniti modi di attrarre personale, esistono sostanzialmente 3 tipologie di comportamento aziendale:
l’azienda che intende realmente valorizzare le proprie risorse umane, investe parte suo tempo sulla loro conoscenza, sulla comunicazione, sull’ascolto… sulla valorizzazione delle qualità umane e professionali dei suoi lavoratori. Pur seguendo procedure operative chiare e dettagliate, il suo management favorirà la condivisione delle problematiche, il confronto costruttivo. Questo per dimostrare costantemente ai suoi dipendenti che la strada per raggiungere gli obiettivi, seppur ripida e faticosa, si percorre insieme e i successi saranno il risultato di un impegno comune e, pertanto, condivisi.
l’azienda che valorizza i suoi obiettivi e sacrifica anche le relazioni umane sull’altare del profitto e della produttività, ha un approccio diverso con le proprie risorse umane (ma non per questo scorretto). Avrà dettagliate procedure operative che stabiliranno ogni aspetto dell’operatività di ogni lavoratore, un’attività manageriale indirizzata ad un controllo costante dei risultati in corso d’opera, una scarsa disponibilità al dialogo e alla condivisione delle problematiche, un’intolleranza nei confronti delle “idee che arrivano dal basso” dell’organigramma aziendale… una tendenza a festeggiare i successi (ed i benefici del raggiungimento degli obiettivi) riservata a poche persone.
le aziende che fingono di conciliare le due forme di “valorizzazione” ma finiscono quasi sempre per esaltare l’obiettivo rispetto alla risorsa umana. Se la strategia aziendale è governata da persone che credono nell’importanza di raggiungere determinati obiettivi insieme a delle persone (e non soltanto a dei lavoratori), il clima lavorativo sarà più sereno e collaborativo. Se, invece, l’azienda, attraverso i suoi manager, FINGE soltanto di valorizzare le sue risorse umane ma è evidente che ha a cuore soltanto la produttività e ad ogni costo, sarà immediatamente smascherata dai suoi dipendenti. Le relazioni lavorative, in questo caso, saranno caratterizzate da insofferenza, scarsa collaborazione e diffidenza (relazioni tossiche).
FACCIAMO ATTENZIONE QUANDO SOSTENIAMO DI VALORIZZARE PERSONE!
Non si valorizza una persona attraverso una promozione che può essere la conseguenza di un rapporto privilegiato o di una scelta aziendale viziata da meccanismi poco meritocratici. Apparentemente e in prima battuta, la persona premiata si sentirà valorizzata ma ben presto subirà gli effetti pratici e psicologici (la cosiddetta sindrome dell’impostore) di un “immeritato riconoscimento”.
Una promozione sul lavoro è gratificante quando: 1) la persona la riceve sente di meritarla 2) è circondata da persone che “realmente” condividono la sua gioia e riconoscono i suoi meriti 3) quando il lavoratore percepisce il riconoscimento ottenuto come elemento funzionale ad un percorso di crescita aziendale e condiviso con TUTTI i suoi colleghi.
VALORIZZARE RISORSE UMANRE SIGNIFICA CRESCERE INSIEME 
Dentro il verbo “valorizzare” c’è qualcosa che va oltre la promozione e gli obiettivi. C’è la volontà, priva di pregiudizi, di favorire la crescita di qualcuno, dare valore, rendere più visibili le sue qualità… c’è una relazione, un confronto, un desiderio di condivisione delle difficoltà e dei successi, di crescita comune, anche in presenza di ruoli e incarichi differenti.
CRESCERE INSIEME AI PROPRI COLLEGHI/COLLABORATORI È CIÒ CHE AGGIUNGE VALORE AL RAGGIUNGIMENTO DEGLI OBIETTIVI
