COACHING CURIOSITÀ

LA LINGUA ITALIANA CEDE ALL’OMOLOGAZIONE DI MASSA

Possiamo prendere atto che anche la meravigliosa lingua italiana cede all’omologazione di massa, uno dei rischi più evidenti e meno percepiti dalle nuove generazioni. Risulta anacronistico parlare di valori o modelli da seguire quando tutto ruota intorno all’immagine, al mito della “dominanza e del potere”, alla ricchezza, all’ostentazione e alla prevaricazione (a cui, paradossalmente, molti riescono conferire un’accezione positiva, sinonimo di forza). Non si scrive più, si legge poco, si studia con l’ausilio di facilitatori elettronici e si scambia il nozionismo con la conoscenza.

Coloro che hanno la possibilità di governare o di essere scelti come modello in qualsiasi campo, determinano le sorti politiche ed economiche del mondo, soprattutto grazie alla possibilità di comunicazione elettronica. Poco importa se certi modelli sono l’emblema di falsi valori, d’ignoranza, approssimazione, nozionismo, diseducazione, violenza. L’importante è abbattere il senso critico delle persone e fare cassa, fino ad indurre intere comunità a compiere azioni simili con l’illusione del libero arbitrio. In realtà “di libero c’è ben poco”, veniamo costantemente indirizzati verso precise direzioni attraverso subdole tecniche di manipolazione sociale, che si prendono il nostro tempo e le nostre risorse economiche. Anche in passato le attività di marketing e pubblicità svolgevano lo stesso ruolo ma, adesso che ognuno di noi passa più tempo con il proprio telefonino che con qualsiasi essere umano, a prescindere dal tipo di relazione, assume un aspetto più inquietante. Un recente studio condotto in Svizzera conferma che le neo mamme non riescono più a sottrarsi a alle “pericolose” lusinghe del proprio telefonino, utilizzato in modo ossessivo non solo prima e durante la gestazione ma anche dopo il parto come mezzo ricreativo per i neo bambini (esaltando la loro capacità di utilizzarlo prima di imparare a camminare e parlare). 

NON SI PARLA, NON SI LEGGE, NON SI SCRIVE… SI MUOVONO LE DITA SUI DISPLAY

Benché le nuove tecnologie a disposizione offrano nuovi mezzi e modi per comunicare, non smetterò mai di credere nei bravi maestri e al loro effetto positivo sulle nuove generazioni! In fondo anche l’allenatore di una squadra sportiva, al netto dei ruoli e delle differenze fra gli atleti, indirizza tutti verso una precisa direzione che si potrebbe identificare con la vittoria in una competizione. La differenza, però, sta nei metodi e nel valore etico e morale attribuito agli obiettivi. Adeguarsi a determinate direttive con la consapevolezza di far parte di un progetto comune che ha delle chiare finalità, restando fedeli il più possibile al proprio modo di essere, non è omologazione. Il dramma si consuma quando offriamo passivamente consenso (like) ad una mandria di “improvvisati” che fanno fortuna sulla nostra ignoranza, sulle nostre debolezze e insicurezze!

Certo, è più impegnativo studiare, fare esperienze pratiche e puntare sulle proprie capacità personali, informarsi, conoscere gli aspetti e le dinamiche più profonde di ciò che intendiamo fare nella nostra vita, comunicare con i propri simili in modo costruttivo, critico e dare il proprio contributo per fini socialmente utili (se decidiamo di far parte di una comunità).

Uno degli aspetti più negativi, in relazione all’omologazione di massa, che mi ha sempre spaventato, è la s-personalizzazione nella comunicazione verbale, paraverbale e scritta! Ormai ci siamo abituati a vedere maschi e femmine, di tutte le età ed estrazioni sociali, rincorrere canoni estetici standardizzati che li rendono (quando sono fortunati!) tutti simili e finti. Abbiamo accettato il cosiddetto status symbol che nasconde, molto spesso, l’assenza di capacità personali attraverso oggetti di grande valore (macchine potenti, abbigliamento ultimo grido, partecipazione ad eventi mondani, case e vacanze super lusso…), siamo riusciti a rovinare anche le attività sportive più seguite con un’indegna mercificazione, a suon di milioni di euro, di atleti e pseudo atleti. Sembra che certe dinamiche non riusciremo proprio a fermarle e forse, neppure l’omologazione umana a livello comunicativo. 

BRÓ, FRÁ, CUORICINI E FACCETTE… QUESTO È IL PROBLEMA

L’uso costante di pseudo allocuzioni farcite di barbarismi linguistici, di simpatiche faccette capaci di sintetizzare gli stati d’animo, (che si sono talmente perfezionate da  contemplare anche lo sforzo di chi sta evacuando in bagno), determina stereotipi che appiattiscono ogni slancio di personalizzazione e originalità dei contenuti espressi. Inoltre,  l’utilizzo costante ed ossessivo di telefonini e supporti elettronici, finisce per allontanare tutti dalla scrittura e, di conseguenza, dalla necessità di elaborare un pensiero personale. Il pensiero è personale, unico ed esprime lo stato d’animo altrettanto unico di una persona. Tuttavia, sempre più spesso, lo barattiamo con un disegnino che si avvicina molto a ciò che vorremmo esprimere e che qualcuno ha deciso, al mio posto, che posso/devo esprimerlo con quella precisa immagine “uguale per tutti”!

UN CLICK E L’OMOLOGAZIONE DI MASSA È SERVITA

Risultato? Perdita di fantasia e originalità per intere comunità che lasciano terreno fertile a chi vuole manipolare le masse, a chi, a tavolino, decide quali dovranno essere i modelli da seguire in tutti i campi e, ahimè, anche il modo di comunicare ed esprimere i NOSTRI pensieri.

E allora riprendiamoci la nostra originalità a partire dagli elementi più semplici della nostra comunicazione. Qualcuno mi dice: “Li uso perché non ho tempo di stare a scrivere” ed io rispondo “Sei come quello che, con la macchina, ci sorpassa nel centro urbano mettendo a rischio la nostra e la sua incolumità e, di li a pochi secondi, ritrovi davanti a te fermo allo stop o al semaforo”. Aveva fretta anche lui ma… se non possiamo riservarci la possibilità di rispondere ad un messaggio con qualche parola frutto del nostro pensiero vuol dire che non siamo capaci di dare la giusta importanza alla qualità della nostra vita (ed è un problema serio che può generare, col tempo, frustrazioni e depressioni).

Mettiamo la tecnologia a servizio della nostra originalità… non lasciamo che se la pappi tutta un progresso invaso dalla tecnologia ed un uso sconsiderato di facilitatori elettronici e intelligenze più o meno artificiali!

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