L’attributo “eccellente” (che nella scala qualitativa che va da 0 a 10 equivale a 10!), secondo numerose ricerche di marketing, risulta essere uno dei più utilizzati (abusati direi) nel settore turistico, al fine di promuovere attività e servizi offerti. Tuttavia, prima di affiancare la parola eccellenza all’offerta turistica, è opportuno avere piena consapevolezza del modo in cui vengono offerti certi servizi nel settore turistico.
IL TURISMO STAGIONALE ESTIVO
Il turismo stagionale estivo, nel nostro Paese, ruota principalmente intorno alle imprese balneari. Migliaia di chilometri di costa in cui alberghi, resorts, villaggi turistici e hotels s’impegnano ad offrire i loro servizi. Ognuno di essi promuove l’eccellenza del proprio prodotto con slogan altisonanti che puntano ad attrarre sempre maggiore clientela ma trascurano l’aspetto senza il quale crolla ogni possibile eccellenza: ⇒ la sicurezza!
Quando parlo di sicurezza non mi riferisco solo alla gestione degli ambienti acquatici ma anche, per esempio, alla ristorazione: le pietanze offerte da uno chef stellato, oltre ad essere gradevoli al gusto e alla vista, dovranno garantire la sicurezza di coloro che avranno il piacere di mangiarle (in altre parole, le pietanze dovranno essere buone senza avvelenare nessuno); lo stesso vale per i barman con i loro fantastici e coloratissimi cocktails e così via.
IL PUNTO È CHE PARLIAMO DI TURISMO BALNEARE!
Se una parte determinante del turismo stagionale estivo è rappresentata dal TURISMO BALNEARE, perché trascurare proprio la sicurezza della balneazione? I favolosi e accattivanti ambienti acquatici rischiano di trasformarsi in specchietti per allodole (= trappole) considerata la scarsa attenzione che le imprese turistico-balneari hanno dedicato e continuano a dedicare a questi settori (con la conseguente mancanza di personale realmente competente a disposizione).
SOLO PER FARE ALCUNI ESEMPI
⇒ I parchi acquatici all’interno dei villaggi turistici potranno essere coloratissimi e ben arredati, strutturati per essere attrattivi e divertenti per tutte le età ma → la salubrità delle acque di balneazione ed i servizi di prevenzione, soccorso e salvataggio dovranno essere svolti da un numero adeguato di operatori per garantire la sicurezza dei frequentatori.
⇒ Gli stabilimenti balneari potranno nascere su veri e propri paradisi naturalistici, ideali per la balneazione e le attività nautiche ma → senza il controllo e l’eventuale intervento di personale che conosce le caratteristiche dello specifico ambiente acquatico e dei suoi pericoli, ogni attività sarà sempre rischiosa, a prescindere dalle condizioni meteo marine e dall’attività svolta.
VIENE DEFINITO “TURISMO BALNEARE”
Il turismo balneare attira la sua clientela principalmente per un aspetto: la balneazione (a cui, ovviamente, vengono affiancati numerosi altri servizi). Non viene definito semplicemente turismo estivo ma turismo balneare. In altre parole il focus dell’offerta turistica risiede nella balneazione e nella frequentazione di ambienti acquatici (stabilimenti balneari, piscine) di cui il nostro Paese e ricco.
Ma il turismo balneare in Italia, oltre a trascurare la sicurezza (e spesso la legalità delle procedure inerenti ad assegnazioni e rinnovi delle concessioni) è coinvolto, da diversi anni, in procedure sanzionatorie e infrazioni di varia natura. Come se non bastassero, negli ultimi mesi, è stata anche approvato in Parlamento un decreto legislativo al fine di applicare una riforma sulla formazione delle figure lavorative più rappresentative di questo settore: i bagnini di salvataggio.
UN DECRETO LEGISLATIVO APPENA EMESSO E GIÀ RIMANDATO
Il D.L. n°85 del giugno 2024, a fronte della verifica della scarsa efficienza e competenza di una categoria di lavoratori a cui viene affidato un ruolo estremamente importante (sinonimo di sicurezza e senza il quale le imprese turistico-balneari non potrebbero neppure aprire al pubblico) si proponeva, esattamente, di riqualificare la categoria dei bagnini di salvataggio.
⇒ La RIFORMA, in estrema sintesi, voleva:
- evitare ai 16enni di assumersi grandi responsabilità (civili e penali) a fronte di una formazione ritenuta insufficiente;
- riservare ai maggiorenni una formazione più attenta, verificare le capacità operative nel corso degli anni e ad ogni rinnovo di brevetto (aspetto alla base dell’organizzazione delle nazioni che trattano i lifeguards come professionisti del soccorso e non come manichini utilizzati per rispettare/aggirare la legge ma incapaci di operare con attrezzature e mezzi inefficaci e obsoleti a disposizione, a cui viene riservata una formazione qualitativamente insufficiente, per giunta in larga parte svolta in modalità FAD).
A fronte dell’evidente necessità di modificare alcune dinamiche relative alla loro formazione, a partire dall’età fino ad arrivare ai metodi di rilascio e rinnovo dei brevetti, vediamo consumarsi in questi giorni l’ennesima buffonata mascherata dall’ennesima proroga per un provvedimento di legge appena emanato. I luminari che hanno definito i requisiti della riforma non sapevano, o non avevano valutato, che il 57% dei bagnini in servizio nel nostro Paese sono minorenni e che nell’estate del 2025 si sarebbe rischiata la paralisi del settore senza bagnini maggiorenni a disposizione.
E ALLORA, PASSIAMO DALLA PADELLA ALLA BRACE
Mentre i vari enti di formazione cercano di contrastare il monopolio sulla formazione dei bagnini di salvataggio a favore della Federazione Italiana Nuoto con tesi più o meno condivisibili, i brevetti scaduti nella finestra temporale che va dal 1° ottobre 2024 al 29 settembre 2025 vengono ritenuti validi, per tutta la stagione estiva 2025.
⇒ La PROROGA consentirà a sedicenni e maggiorenni a cui è scaduto il brevetto nel periodo sopra indicato, di lavorare per tutta la stagione 2025 senza neppure una benché minima indagine su capacità teorico-operative e stato di salute.
DOVE SONO L’ECCELLENZA E LA SICUREZZA?!
Credo che, durante la prossima estate, avremo minore sicurezza sulle nostre spiagge e nelle nostre piscine! Ovviamente, ne risentirà la qualità dei servizi offerti dalle imprese balneari che, abilmente, proveranno a mascherare questa mancanza con “fumi negli occhi” della loro clientela.
Per averne la conferma, basterà passeggiare sulle nostre concessioni balneari ed osservare quanta sicurezza risiede nelle attrezzature utilizzate, nei mezzi nautici impiegati, nell’atteggiamento e nelle capacità di fare prevenzione, soccorso e salvataggio in mare o in piscina della maggior parte dei bambini… ops, bagnini di salvataggio. In fondo la riforma chiedeva solo di dimostrare che dietro un brevetto ci sono specifiche competenze e capacità operative! Ma circola nell’ambiente una paura ingiustificata, di chi ha emesso i brevetti e di chi li ha conseguiti; paura di dimostrare la propria competenza di formatori da una parte e paura di dimostrare la propria capacità operativa dall’altra. La sicurezza non prevede approssimazioni! Le nostre comunità si stanno abituando all’insicurezza più che all’eccellenza.