PREVENZIONE SOCCORSO

Quando, come e perché usare il defibrillatore

Fino a questo momento abbiamo puntualizzato che in presenza di un soggetto in arresto cardiaco le 30 compressioni toraciche e le 2 ventilazioni devono essere protratte possibilmente fino all’arrivo del 118 o di un defibrillatore sulla scena dell’infortunio. Passiamo ora a verificare quando, come e perché usare il defibrillatore. Ci troviamo al 3° Anello della Catena di Sopravvivenza: defibrillazione precoce.

Un’operazione fondamentale! Solo una scarica elettrica potrà consentire al cuore dell’infortunato di tornare a pulsare correttamente

Per prima cosa cerchiamo di capire insieme cos’è un defibrillatore?

Si tratta di un apparecchio salvavita capace di rilevare eventuali alterazioni del ritmo della frequenza cardiaca. Il cuore è un organo formato da un muscolo involontario, il miocardio, capace di generare impulsi che vanno a contrarre i suoi atri e ventricoli. In altre parole e per semplificare, il cuore pulsa grazie a degli impulsi di tipo elettrico. Il defibrillatore eroga, solo se necessario (se riconosce un ritmo defibrillabile!), una scarica elettrica capace d’interrompere il battito cardiaco per un istante e ristabilire un ritmo adeguato (una sorta di reset).

Esistono 4 tipologie principali di defibrillatori:

  1. MANUALEè quello più difficile da utilizzare perché la valutazione delle condizioni del cuore, la calibrazione dell’apparecchio e la modulazione delle scariche da erogare dipendono esclusivamente dall’utilizzatore. Per questi motivi viene usato prevalentemente da personale medico e operatori sanitari abilitati.
  2. SEMIAUTOMATICO ESTERNOè un apparecchio capace di indicare all’utilizzatore tutte le operazioni necessarie. Basta attenersi scrupolosamente alle sue indicazioni. Se riscontrerà la necessità di erogare una scarica elettrica ad un cuore in fibrillazione, il soccorritore non dovrà fare altro che collegare il sistema all’infortunato e, quando richiesto, premere il bottone di scarica (i modelli più evoluti, per facilitare le operazioni, oltre all’indicatore sonoro hanno anche l’indicatore luminoso).
  3. AUTOMATICO ESTERNO – D.A.E.completamente automatico. E’ sufficiente accenderlo e collegarlo all’infortunato e se verificano lo stato di arresto cardiaco, erogano autonomamente la scarica.
  4. IMPIANTABILE o INTERNO – quest’ultimo è uno stimolatore cardiaco generalmente impiantato in prossimità del muscolo cardiaco sotto la clavicola e alimentato con una batteria di ridottissime dimensioni. Ogni volta che riscontra una frequenza anomala del battito cardiaco, eroga in autonomia una scarica per riportare alla normalità la sua frequenza.

QUANDO usare il defibrillatore?

Usiamo il defibrillatore se ci troviamo in presenza di un individuo privo di coscienza, che non respira e con un cuore in fibrillazione. In altre parole, se capita che il normale ritmo cardiaco (meglio definito ritmo sinusale) si trasforma in aritmia, ovvero, diventa più accelerato, rallenta troppo o batte in modo irregolare, il cuore non riesce più a svolgere adeguatamente la sua funzione di pompa. Le conseguenze possono essere molto pericolose se trascurate! Uno dei più frequenti casi di grave aritmia che spesso degenera in arresto cardiaco è la fibrillazione ventricolare. Si tratta di un’aritmia caratterizzata da contrazioni veloci ed irregolari, inefficaci a spingere sangue agli organi. Gli organi che non ricevono più ossigeno attraverso il sangue (in particolare il cervello!) iniziano a subire dei danni. Senza alcuni intervento, nei primi minuti assisteremo alla morte clinica del soggetto colpito (reversibile), superati i 10/15 minuti i danni cerebrali saranno irreversibili. Di li a poco seguirà anche la morte biologica (irreversibile).

Purtroppo le cause che determinano una fibrillazione ventricolare possono essere tantissime e spesso difficili da prevenire e affrontare nei tempi giusti (anche questo è uno dei motivi alla base dei circa 60.000 decessi annui per arresto cardiaco in Italia).

Solo per far capire meglio, vi indicherò alcuni casi: 

  • tutte le situazioni derivanti da scarsa ossigenazione (ipossia) – coronaropatie, ischemie, miocarditi…
  • traumi
  • scariche elettriche
  • uso improprio di farmaci antidepressivi
  • intossicazioni da gas
  • intossicazioni da droghe 

Per essere ancora più chiari, dovete sapere che in tutte queste situazioni e in tante altre che non mi dilungo ad elencare, si viene a creare uno squilibrio definito ionico-elettrolitico all’altezza delle membrane del miocardio. Questo squilibrio induce le sue cellule a contrarsi in modo rapidissimo ed irregolare.  

Come usare un defibrillatore? 

Come ho già scritto, esistono 4 tipi di defibrillatori. Quelli che interessano maggiormente i soccorritori laici (non medici e personale sanitario) sono quelli automatici e semiautomatici in cui l’operatore deve attenersi sostanzialmente alle indicazioni trasmesse dall’apparecchio.

Quali sono le operazioni che, COMUNQUE, il soccorritore deve svolgere con rapidità e competenza? Ricordo che l’utilizzo di un DAE secondo la Legge 120/2001 e D.L. 273/2011 è consentito solo dopo la partecipazione ad un corso di formazione per il rilascio della qualifica di Operatore BLSD.

  •  Aprire la confezione e attivare il defibrillatore premendo il tasto ON (alcuni modelli si accendono automaticamente con l’apertura del coperchio) e, se non è già inserito, collegare il cavo degli elettrodi (piastre adesive munite di cavo) al connettore del DAE.
  • Controllare che non ci siano gioielli o altro che potrebbe rendere difficoltosa l’applicazione degli elettrodi ed eventualmente eliminarli (anche i cerotti transdermici).
  • Asciugare velocemente, qualora bagnato o umido, il torace del soggetto (l’acqua è un conduttore di elettricità e la scarica andrebbe a disperdersi superficialmente piuttosto che interessare la parte centrale del cuore) .
  •  Eliminare con una lametta eventuali peli che potrebbero rendere difficoltosa l’adesione degli elettrodi alla sua pelle.
  • Aprire la confezione degli elettrodi e applicarli sul torace dell’infortunato (sulla confezione o direttamente sugli elettrodi sono indicati i punti di applicazione), il 1° sotto la clavicola destra e il 2° in verticale lateralmente, circa 5 cm più in basso dalla cavità ascellare con la parte superiore della piastra adesiva (NON quella da cui escono i cavi elettrici) all’altezza del capezzolo sinistro.

IMPORTANTE: in presenza di due soccorritori, è fondamentale che uno dei due continui con la RCP mentre l’altro collega il DAE. Ripeto, dobbiamo evitare assolutamente “momenti morti” e che il cuore si fermi irreversibilmente!

A questo punto il defibrillatore eseguirà la sua analisi. In questa fase di cosa dobbiamo preoccuparci?

  1. Evitare qualsiasi contatto fisico con il corpo del soggetto infortunato (nostro e di altri) che renderebbe inattendibile l’analisi.
  2. Eseguire scrupolosamente le indicazioni che arrivano dalla voce e dai segnali luminosi del defibrillatore.
  3. Effettuare la scarica premendo il tasto di scarica/shock (impossibile sbagliare, il defibrillatore generalmente ha solo 2 tasti di diverso colore, uno per l’accensione e uno per erogare la scarica elettrica).

Terminata la scarica, il defibrillatore ci ordinerà di riprendere le compressioni toraciche e le ventilazioni per altri 2 minuti, al termine dei quali, il DAE ci avviserà che è incorso una nuova analisi e noi seguiremo nuovamente tutte le sue indicazioni.

♥ Ci troviamo in una fase in cui il soggetto infortunato potrebbe aver ripreso la sua normale attività cardio-respiratoria e potremmo trovarci di fronte una persona:

  • ancora  priva di coscienza. Cosa facciamo? La poniamo, con tutte le accortezze già evidenziate,  nella Posizione Laterale di sicurezza, SENZA disconnettere gli elettrodi e spegnere il DAE (operazione che sarà svolta esclusivamente dal personale sanitario dei servizi sanitari avanzati del 112.
  • che è tornata a respirare normalmente ed è cosciente. Cosa facciamo? Lasceremo che il paziente assuma la posizione a lui più comoda (possibilmente non in piedi).

In entrambi i casi, il soccorritore resterà sempre accanto all’infortunato per monitorare le sue condizioni, che potrebbero peggiorare in ogni momento, fino all’arrivo degli operatori del 118.

In CONCLUSIONE, la risposta alla domanda PERCHE’ usare un defibrillatore a questo punto sembra scontata ma colgo l’occasione per ribadire due concetti molto importanti:

  1. la RCP (Rianimazione Cardio Polmonare / Compressioni e Ventilazioni) ci permette di evitare danni cerebrali irreversibili all’infortunato continuando ad ossigenare il cervello. Favorisce anche una migliore defibrillazione.
  2. la DEFIBRILLAZIONE è l’unico trattamento efficace in caso di fibrillazione ventricolare (e tachicardia ventricolare) per riportare alla normalità il sistema elettrico del cuore.

E ricordate sempre, RCP e DEFIBRILLAZIONE solo su persone che non respirano e non sono coscienti!

 

 

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