COACHING CURIOSITÀ

EMPATIA E SORRISI A TEMPO DETERMINATO

Rieccoci col periodo dei pranzi, delle cene e degli eventi aziendali. Neppure il turismo stagionale, da sempre minacciato dalla precarietà dei suoi contratti a tempo determinato, si sottrae a certi rituali. La cena di fine anno con i dipendenti non deve mancare! Anche se la maggior parte dei lavoratori stagionali, terminato un contratto, provano subito a ricollocarsi con qualche altra impresa del settore e, spesso, sono costretti a disertare certi appuntamenti. In fondo, gli eventi aziendali di fine anno, rappresentano un’azione di marketing strategico piuttosto che una gratificazione per i propri lavoratori (impiegati a tempo determinato e sempre “alla ricerca del miglior offerente”)

IL BUDGET A DISPOSIZIONE NON CONTA, CONTA L’OBIETTIVO!

E così, i manager ed i loro “cerchi magici” (gli unici che possono e devono garantire la loro presenza per dimostrare quanto l’azienda sia abituata alla condivisione), si lanciano in organizzazioni meticolose che non badano a spese per serate che dovranno manifestare al mondo intero la stabilità e la serenità che caratterizzano le relazioni lavorative interne. Tuttavia, come accade per la maggior parte dei contratti di lavoro di questo settore, anche il buonumore, l’empatia ed i sorrisi impiegati durante questi eventi, sono “a tempo determinato“.

E allora… vai con foto, video, slogan, pacche sulle spalle, sorrisi a più non posso fra persone che per i restanti mesi dell’anno neppure si parlano o, magari, lo fanno esclusivamente scambiandosi e-mail e frecciate velenose durante scoppiettanti conference call e riunioni aziendali. Ci si ritrova tutti in abito da gala e animati da spirito di squadra! Anche coloro che il vestito e la cravatta lo ha dovuto comprare proprio per l’occasione (in quanto abituati a trascorrere le proprie giornate con abiti da lavoro e scarpe antinfortunistica). Tutti a guardarsi intorno piuttosto compiaciuti, come se avvertissero la sensazione di trovarsi in una nuova dimensione.

COMICI PARADOSSI

Si generano veri e propri paradossi: persone che lavorano nello stesso ufficio da anni che neppure si riconoscono senza abiti da lavoro, truccati e “parruccati”. Non manca mai qualcuno che chiede al collega con cui ha più confidenza: “ma chi è quello!”… per poi scoprire che si tratta di un dipendente storico della sua azienda e di cui non ha mai ascoltato il suono della voce (salvo poi incontrarlo di fronte al buffet e trattarlo come un amico di vecchia data e compagno di mille avventure, aziendali ovviamente e mai condivise!).

Gli eventi aziendali rendono tutti amici e apparentemente allegri. Gli stessi manager (sostenitori, fino a qualche ora prima, della filosofia “divide et impera”) che durante l’anno appaiono privati della facoltà di sorridere e comunicare empaticamente ma pur sempre attenti nel controllare “al secondo” i tempi della pausa sigaretta/caffè dei propri collaboratori, diventano mammolette danzanti, pronte ad offrirti un calice di prosecco per brindare al futuro (dell’azienda ovviamente!), il tutto condito da frasi epiche del tipo: “vedrai faremo grandi cose insieme… puntiamo su di te per il futuro… e così via”.

LATI “B”, BALLI DI GRUPPO E BOLLICINE

E già, gli eventi aziendali sembrano la panacea di tutti i mali, la soluzione a tutte le controversie interne! Poco importa se intorno abbiamo persone che durante l’anno non abbiamo mai incontrato  pur lavorando nella stessa azienda. È sufficiente un décolleté più audace, qualche lato B in bella mostra accompagnato da sonanti calici di bollicine e un ballo di gruppo per rendere tutti una “vera” squadra. Vengono a crearsi dinamiche incredibili, fino ad allora inimmaginabili per persone che a stento si salutavano, dettate da procedure non scritte il cui “must” è sorridere, manifestare amicizia e spirito di collaborazione al fine di apparire l’ingranaggio di un meccanismo perfettamente funzionante che opera in un clima di armonia e serenità.

LE SQUADRE NON SI FORMANO A PAROLE, OCCORRONO AZIONI

Purtroppo io credo che nella maggior parte dei casi, gli eventi aziendali, mettono in campo gruppi di persone che hanno il medesimo datore di lavoro ma con poca affinità di squadra. Non tutti ovviamente, pertanto, lunga vita alle aziende che operano in un totale clima di armonia e collaborazione fra i propri dipendenti (ma qui entriamo nell’imponderabile, nella zona in cui le autocelebrazioni valgono poco, dove occorrono etica personale e profondi esami di coscienza prima di poter affermare di essere interpreti di comportamenti tanto virtuosi quanto normali).

SINERGIA E SPIRITO DI SQUADRA NON DEVONO DURARE IL TEMPO DI UNA SERA

L’idea di mettere tutti insieme e “scurdammòce ‘o ppassato…” è anche simpatica ma attenzione, passata la mezzanotte, svanirà l’incantesimo e tutto tornerà come prima! E, soprattutto, per trovarti di nuovo di fronte ad un viso sorridente di un collega e alla sua volontà di condividere qualcosa (seppur manifestata attraverso la semplice condivisione di una bottiglia offerta dall’azienda), dovrai aspettare un anno intero! Il tempo di portare a casa spumanti e panettoni e si tornerà all’arrivismo più determinato fatto di sgomitate, colpi bassi e sorrisi di plastica.

Io da umile uomo di mare, sono attratto in particolare dai fenomeni della natura, dalle persone che sanno ascoltare prima di parlare capaci di mostrare attraverso fatti concreti la propria natura. Non ho mai amato gli eventi programmati o le cosiddette feste “comandate”. Quando capitano le vivo serenamente, comunicando con cortesia e cordialità con tutti i miei colleghi, conosciuti e meno conosciuti. Tuttavia, sono convinto che, nella maggior parte dei casi, le feste aziendali siano vere e proprie rappresentazioni teatrali in cui tutte le risorse umane aziendali offrono un aspetto poco credibile.

Ma intimamente le giustifico:  sono costrette a concentrare tutto in poche ore: parole, sorrisi, confidenze personali, desiderio di conoscenza reciproca e tanto altro. Azioni che potrebbero diluire durante un intero anno di lavoro se soltanto si trovasse il tempo, il modo e le risorse adeguate per di dedicare tempo alla condivisione di esperienze e idee fra i lavoratori. Se il management capisse una volta per tutte che anche i lavoratori che compongono il gradino più basso dell’organigramma aziendale meritano di essere ascoltati e coinvolti nei processi di miglioramento dei servizi (evitando di considerarli dei semplici esecutori di procedure!). In fondo, se non hai mai parlato durante dodici mesi con un collega o col tuo responsabile, direttore o amministratore, non puoi farlo in poche ore manifestando confidenza e unità d’intenti. A meno che i magici fumi dell’alcol non facciano miracoli, come spesso accade! 

OGNI LAVORATORE HA LA SUA IMPORTANZA

In ambito lavorativo, per avere delle squadre coese e produttive, durante l’anno occorre favorire l’interazione fra i dipendenti, dedicando a questo aspetto tempo e risorse. Gli stessi manager, per onorare la propria funzione, dovrebbero mettere in campo una comunicazione costruttiva con tutti i collaboratori. Le gestioni verticistiche, il più delle volte, sono fallimentari e soddisfano sempre e solo i vertici. Il successo di un’azienda dipende molto dalla gratificazione di ogni lavoratore a cui viene chiesto di contribuire alla mission, non attraverso sciocchi attestati da appendere al muro con su scritto “miglior dipendente” ma con la verifica onesta e costante dei suoi risultati, la capacità di formarlo, indirizzarlo, aiutarlo a superare certi ostacoli e perché no?! Gratificarlo quando lo merita e non quando lo decide “qualcuno che conta” a prescindere dal suo operato.

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