Il Primo soccorso senza AED/DAE (Defibrillatore Semiautomatico Esterno) è come un bellissimo albero a cui mancano dei rami. Perché?
Per comprendere chiaramente perché è fondamentale affiancare l’uso di un defibrillatore semiautomatico alle classiche operazioni di primo soccorso, aziendale e non, dobbiamo calarci nella situazione di chi si trova a soccorrere qualcuno.
Fino ad oggi, attraverso i corsi di Primo Soccorso sono state fornite indicazioni su come gestire un soccorso nei casi più frequenti d’infortunio, in modo da tamponare situazioni che, successivamente, saranno prese in carico dagli operatori del Pronto Soccorso (personale sanitario, medico e ospedaliero). Si tratta di un corso che fornisce utilissime indicazioni su come gestire un’emergenza.
Tuttavia, la maggior parte dei professionisti in materia di soccorso e rianimazione, i comitati scientifici e le società che si occupano di garantire la sicurezza alle imprese, stanno insistendo proprio sull’importanza di rendere obbligatorio l’attestato di operatore di BLSD affiancando questo tipo di formazione professionale a quella già esistente.
♦ Solo per fare un esempio, la Federazione Italiana Nuoto, ha già reso obbligatorio il BLS D per tutti coloro che frequentano il corso per ottenere il brevetto da Assistente Bagnanti (fino ad oggi non obbligatorio).
MA PERCHÈ AVERE UN DAE E DEGLI OPERATORI DI BLS D È IL VALORE AGGIUNTO AL PRIMO SOCCORSO?
Proverò a spiegarlo attraverso pochi e semplici concetti! Diversi stati di malessere fisico (spesso anche psicologico!) e molti infortuni, migliorano a fronte di interventi che un buon operatore di Primo Soccorso riesce a mettere in campo senza l’intervento dei soccorsi avanzati. Tuttavia, in una elevata percentuale di casi, è possibile passare, in brevissimo tempo, da una situazione apparentemente gestibile ad una estremante più critica e meritevole di attenzione.
⇒ Pensate per un attimo ai casi d’infortunio più diffusi: lipotimia e sincope (mancamento/svenimento), tagli più o meno profondi, cali di pressione, traumi, fratture, intossicazioni, ustioni, colpi di sole e di calore, principi di annegamento… Ora, immaginate di affrontare questi episodi facendo riferimento alle classiche operazioni di Primo Soccorso.
COSA SUCCEDERÀ
1) che il quadro clinico della persona soccorsa migliorerà (qualche volta e nei casi meno critici spontaneamente). In altri casi, con le dovute cure e alcune indicazioni mediche.
2) nonostante un primo intervento, seppur svolto con tempestività e competenza, potrebbe peggiorare la condizione dell’infortunato e passare ad una fase più pericolosa che potrebbe sfociare in un quadro clinico molto più pericoloso: l’arresto cardio respiratorio.
⇒ Se ci pensate bene, qualsiasi incidente, anche quelli più invalidanti (amputazioni, traumi spinali, ustioni molto estese e profonde…) possono mettere una persona in serio pericolo di vita, tuttavia, fino a quando il suo cuore e i suoi polmoni funzioneranno, quella persona non sarà in uno stato di imminente pericolo di vita.
QUANDO SI TROVERÀ IN UNO STATO DI IMMINENTE PERICOLO DI VITA?
Esattamente quando il suo cuore non pomperà più sangue e i suoi polmoni si fermeranno. Ricordate sempre che quando si ferma uno di questi due organi, e non s’interviene tempestivamente, anche l’altro di lì a breve smetterà di funzionare.
⇒⇒⇒ Voglio farvi un esempio molto chiaro:
- siamo operatori di primo soccorso aziendale o laici (persone comuni);
- ci troviamo sul posto di lavoro quando un nostro collega si procura un grosso taglio, da cui fuoriesce un’elevata quantità di sangue;
- in quanto operatori di primo soccorso, avremo la capacità di tamponare la ferita, allertare o far allertare i soccorsi avanzati e applicare tutte le specifiche del caso.
MA SE PEGGIORA?
⇒ Lo stato della persona infortunata, in attesa dell’arrivo dei medici soccorritori o del personale sanitario (118), potrebbe peggiorare drasticamente fino alla perdita di coscienza e all’arresto respiratorio e cardiaco (o viceversa). Quello stesso operatore si troverà in una situazione estremamente critica che potrà affrontare esclusivamente praticando RCP (massaggio cardiaco e ventilazione in estrema sintesi). Tuttavia l’RCP, fondamentale per tenere in vita l’infortunato e soprattutto il suo cervello garantendo un’adeguata ossigenazione, non farà ripartire un cuore in fibrillazione ventricolare che ha iniziato a battere in modo irregolare tanto da non consentire la necessaria circolazione sanguigna nell’organismo.
♥ IL CUORE è un muscolo che funziona grazie ad una costante attività elettrica che gli consente di pompare sangue e, grazie all’aiuto dei polmoni, lo distribuisce a tutto il nostro organismo, “consegnando” nutrimento e ossigeno (e anche qualche sostanza meno utile!). Se funziona grazie ad impulsi elettrici, è automatico pensare che, in caso di malfunzionamento, sarà necessario ripristinare in primis la sua corretta funzionalità elettrica.
COME? Solo ed esclusivamente attraverso una scarica elettrica (quella erogata da un defibrillatore) che, grazie al suo effetto “reset”, nel migliore dei casi, potrebbe consentire a quel cuore di tornare a battere correttamente, ancor prima dell’intervento dei sanitari.
PERCHÈ UN OPERATORE DI BLS D È PIÙ “PRONTO” AD INTERVENIRE IN CASO DI ARRESTO CARDIO-RESPIRATORIO RISPETTO AD UN OPERATORE DI PRIMO SOCCORSO AZIENDALE?
1 – Perché nel Primo Soccorso aziendale, l’RCP fa parte di un programma formativo molto corposo che dura ben 12 ore (e spesso, ciò che al momento appare chiaro e comprensibile, un attimo dopo diventa vago e confuso).
2 – Perché un operatore di BLS D svolge un corso incentrato principalmente sulla rianimazione cardio-polmonare e sull’uso del defibrillatore. Sono i cardini della sua formazione teorica e pratica durante tutto il corso (5/6 ore) e alla fine sarà molto più improbabile avere dubbi in merito a certe operazioni.
♦ Quello che ancora non è chiaro a tutti è che, solo nel nostro Paese, muoiono più di 70.000 persone l’anno a causa di arresto cardiaco extra ospedaliero riconducibile ad una fibrillazione ventricolare. Per questo il mondo medico-scientifico (nonostante le cardiopatie esistenti siano tante e di diversa natura) ha diffuso l’uso del DAE – Defibrillatore semi-automatico – una sorta di elettrodomestico salvavita molto pratico e semplice da usare.
Alla luce di tutto questo, dovremmo promuovere con molto impegno la diffusione di defibrillatori semi-automatici nei punti strategici delle nostre comunità. Nello stesso tempo, dovremmo formare sempre più operatori di BLS D capaci d’intervenire quando le classiche operazioni preliminari di primo soccorso non sono sufficienti a tenere in vita una persona in attesa dei soccorsi avanzati.
SUL LAVORO avere a disposizione un DAE e operatori BLS D significa anche:
- rendere il personale e tutte le persone che gravitano intorno all’azienda più sicure;
- offrire un’immagine più rassicurante dell’azienda stessa;
- contribuire a diffondere la cultura della prevenzione all’interno delle nostre comunità.