DOCTORBEACH PREVENZIONE SOCCORSO

Quando capita proprio a noi

Quando trascorri la tua vita lavorativa a prevenire incidenti, a soccorrere persone in difficoltà, ad insegnare come comportarsi nelle operazioni di primo soccorso, a salvaguardare in tutti i modi l’incolumità delle persone che hai accanto, tendi a trascurare l’ipotesi di poterti trovare un giorno ad essere proprio tu ad aver bisogno di aiuto o di soccorso. Ci pensiamo solo quando capita proprio a noi!

Forti della nostra esperienza e di una preparazione che pensiamo possa schermarci da eventuali imprevisti e disavventure, ci piace raccontarci che “tanto a noi non capiterà mai nulla di grave, perché sappiamo prevenire le situazioni di pericolo ed eventualmente gestirle”. Ma è proprio qui che sbagliamo amici miei!

La fatalità della vita può scegliere chiunque e in qualsiasi momento. Certo, lo sprovveduto, l’audace, il temerario amano vivere a braccetto con il pericolo e sono più esposti a rischi. Tuttavia, anche il professionista, lo specializzato, l’esperto non sono affatto esenti da rischi e pericoli.

Purtroppo gli incidenti sono il risultato di una serie di accadimenti che spesso non si riesce a controllare o evitare. In fondo dal momento in cui ci alziamo dal letto la mattina, il risultato “zero incidenti” dobbiamo sempre guadagnarcelo con comportamenti corretti (che spesso non bastano neppure!). In ambito lavorativo, anche di fronte al piano di sicurezza più attento e strutturato è necessario sempre affiancare una costante dose di attenzione e prudenza. Ma siamo esseri umani e le reazioni psico-fisiche possono, talvolta, risultare imprevedibili.

E così un brutto giorno può capitare, come è successo a me, di ritrovarsi a sperare che qualcuno arrivi al più presto per soccorrerci, perché siamo ancora coscienti per capire che, questa volta, non riusciremo proprio a cavarcela da soli.

E quando sei lì a terra, che non hai sensibilità nelle gambe, in uno stato confusionale che non ti consente di muoverti e parlare mentre vedi sanguinare i tuoi arti, serve a poco la tua preparazione o competenza in materia di primo soccorso. L’unica cosa che puoi augurarti è di riuscire ad avvisare qualcuno, perché sei solo e dove ti trovi non ti vede proprio nessuno.

Ma non riesci a gridare perché la voce è strozzata dal dolore e dalla paura e allora provi a tirare fuori dalla tasca il telefonino, sperando non si sia rotto per la caduta, per chiamare qualcuno che possa arrivare immediatamente. Trascorrono infiniti minuti durante i quali puoi solo sperare, con tutto te stesso, che coloro che interverranno per salvarti saranno rapidi e capaci di gestire nel migliore dei modi il “tuo soccorso”.

Vorresti portare indietro le lancette dell’orologio ma è impossibile, ci sei dentro ormai, mentre dolori e paure ti spostano in un’altra dimensione… e aspetti che arrivino i tuoi salvatori!

Ho vissuto un duplice “dramma psicologico”. Primo fra tutti la “paura”, si, quella di non poter più muovere le mie gambe, a cui è seguito uno stato confusionale in cui appariva tutto molto più “sincero“, anche le parole che sentivo intorno a me e che a fatica riuscivo a comprendere. Mi sentivo psicologicamente appeso ad un filo estremamente sottile mentre la robusta catena dei Vigili del Fuoco, a cui era agganciata la mia barella, mi estraeva dal vano in cui ero caduto. Ma c’è un ulteriore dramma psicologico che mi sono trovato a vivere: inerme, nel mio stato, tentavo di capire  se i miei soccorritori stessero svolgendo le corrette operazioni e, soprattutto, nei tempi giusti.

Io sono un istruttore di primo soccorso e sono piuttosto abituato a prevenire incidenti e soccorrere persone ma non ad essere soccorso. Questo ha fatto di me, in questa situazione, una persona ancora più terrorizzata. Per quale motivo? Perché è proprio la conoscenza approfondita di tutte quelle operazioni che sai “dovrebbero essere svolte con molta attenzione e rapidità” a metterti in una condizione di maggiore agitazione.

Questo non vuol che è venuta meno la mia fiducia nei confronti dei soccorritori che sono intervenuti per salvarmi, tutt’altro, ritengo siano stati bravissimi per quel che riesco a ricordare. E’ solo che, qualsiasi cosa facessero, io cercavo faticosamente di capire se fosse quella giusta secondo le mie conoscenze. In fondo, quando non sai cosa è giusto fare durante un soccorso in cui disgraziatamente ti capita di essere l’infortunato, non puoi far altro che sperare che tutto sia fatto nel modo giusto incrociando le dita o pregando Dio. Ma quando sai perfettamente cosa è giusto e cosa non è opportuno fare, allora le cose cambiano. Di certo se non hai la forza di parlare o muoverti, non puoi contribuire molto all’operazione ma nonostante questo, non puoi evitare di verificare se ogni cosa viene fatta nel rispetto di quelle “sacrosante” procedure che ogni soccorritore deve conoscere alla perfezione e che compongono la metaforica catena di sopravvivenza.

Sono momenti in cui tornano in mente le frasi di tanti allievi che hanno seguito i miei corsi del tipo “se dovesse capitarmi d’intervenire in un incidente andrò sicuramente nel panico e non ricorderò nulla di quello che stiamo imparando…” e speri che:

  • coloro che ti soccorreranno non saranno traditi dalla loro emotività
  • i soccorsi avanzati arrivino entro quei classici 15 minuti che generalmente intercorrono fra la chiamata del 118 e l’arrivo dell’ambulanza
  • le indicazioni date agli operatori del 118 siano state corrette ed esaustive al fine di rendere il mio soccorso più rapido ed efficace
  • qualora perda conoscenza, pur respirando, sapranno posizionarmi nella posizione laterale di sicurezza
  • se dovesse sopraggiungere un arresto cardiaco riusciranno ad effettuare un  efficace BLSD.

Certe esperienze ci consentono di capire ancora meglio quanto sia importante rendere sempre più sicuri i luoghi di lavoro e ancora più efficaci le procedure operative per i lavoratori in materia di prevenzione ma anche quanto sia importante diffondere la cultura della prevenzione e del soccorso, soprattutto a livello scolastico, al fine di formare nuove generazioni capaci d’intervenire in situazioni pericolose e di rendere più sicure, in qualsiasi contesto, le nostre comunità.

P.S. … e forse riusciremo a far tornare le “persone” e non esclusivamente il “denaro” al centro dei progetti imprenditoriali, modificando anche l’inquietante realtà che produce nel nostro Paese e nella completa indifferenza, un numero impressionante di incidenti e morti sul lavoro.     

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